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Trento, 1 novembre 2013
Verdi, il tracollo: mai così in basso
Sotto il 2%, senza seggio e meno 3 mila voti rispetto al 2008
mentre gli ambientalisti sudtirolesi ottengono tre consiglieri

dal Trentino di venerdì 1 novembre 2013

Proprio ieri sera, dirigenti e candidati dei Verdi si sono ritrovati per analizzare l’esito delle elezioni provinciali. Compito ingrato, dopo l’1,92% ottenuto alle urne. Ed è una cifra che da sola non spiega fino in fondo la parabola degli ambientalisti. Che prende avvio nel 1983 con 8.371 (e l’elezione di Roberto “bistecca” Franceschini), s’impenna cinque anni dopo (22.358 voti, 7,43% e tre eletti: ancora Franceschini, Franca Berger e Sandro Boato), s’interrompe nel 1993 (ma la lista non era neppure presente), riprende nel ’98 (11.170 voti, 3,92%, Iva Berasi eletta e subito assessore all’ambiente), inizia a declinare con il nuovo millennio (i voti nel 2003 sono 9.479, pari al 3,51%, ma Berasi si conferma consigliere e assessore, “liberando” il seggio per Roberto Bombarda), fino ai 7.579 voti di cinque anni fa: un 2,77% che frutta l’elezione dello stesso Bombarda, 122 preferenze davanti all’assessore Berasi.

Ora però quella parabola sembra essere arrivata a un punto morto: i voti dei Verdi domenica scorsa sono stati 4.548, sotto al 2%. E il seggio è saltato, benché alla vigilia non mancasse l’ottimismo circa la conferma.

Tutto questo, mentre nel vicino Alto Adige i Verdi brindano a un successo forse insperato: oltre il 9% e tre seggi. E dopo che, in febbraio, sempre i verdi altoatesini erano riusciti a far eleggere alla Camera Florian Kronbichler, candidato nella lista di Sel: un’alleanza inedita che, per la prima volta, aveva sancito una rottura tra Verdi altoatesini e trentini, con questi ultimi aggrappati invece al carrozzone di Rivoluzione civile, assieme a Rifondazione comunista ma soprattutto all’ex pm Ingroia e all’Italia dei valori, alfieri del giustizialismo.

Una scelta in linea con le decisioni nazionali del partito, ma su cui chissà quanto ha recriminato lo stesso Marco Boato, il cui profilo garantista non è da meno (anzi) di quello ambientalista.

Scorrendo le cifre elettorali consegnate dalle urne, e al netto del seggio ladino della Ual, i Verdi sono il più forte dei partiti rimasti a secco di eletti. Magrissima consolazione, certo, che si associa però a un’altra constatazione: sommando ai 4.548 voti di Verdi quelli di Sel, giunta subito dietro con 4.287, il seggio sarebbe scattato eccome.

Non che si sia mai discusso seriamente di unire le forze: anche perché Sel, dalla sua nascita, mai ha fatto parte dell’alleanza del centrosinistra autonomista. Basta ricordare quanto avvenne lo scorso febbraio, i mille tavoli dell’alleanza per decidere il riparto delle candidature per i tre collegi del Senato: tavoli a cui Sel non sedeva benché, allo stesso tempo, il candidato premier Bersani lo fosse anche per Sel.

Comunque sia, è quanto meno sorprendente che mentre i Verdi godono di ottima salute in Germania, in Tirolo, appunto in Alto Adige, lungo cioè l’intero asse che idealmente collega Trento al Nord Europa, proprio qui si sia invece toccato il minimo storico. Pesano certo anche i dissidi interni: che ancora suggeriscono a Roberto Bombarda, il consigliere uscente (che però non si ricandidava), di declinare l’invito del cronista a dire la sua sulle responsabilità del tracollo.

      
   

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