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Trento, 15 maggio 2021
Conflitto israelo-palestinese. Non c’È pace tra gli ulivi
COMUNICATO STAMPA
di Lucia Coppola, consigliera provinciale Gruppo Misto/Europa Verde
portavoce dei Verdi del Trentino

Siamo tutti informati sulle radici storiche di questo conflitto infinito e sulle tragedie collettive, politiche e umane, che lungo i decenni hanno visto protrarsi uno scontro da sempre terribile e destabilizzante non solo per il Medio Oriente ma anche per gli equilibri geopolitici del mondo.

Dal 13 aprile 2021 però lo scontro ha ripreso nuova linfa a causa dei gravissimi avvenimenti che hanno riportato un’altissima tensione a Gerusalemme e in tutta l’area. Le famose “case contese” nei documenti e nella realtà sono di proprietà dei palestinesi, ma il governo israeliano vuole estromettere i legittimi proprietari con l'uso della forza.

Erano state costruite a Sheik Jarrah dall’Unrwa per i profughi palestinesi che si erano riversati a Gerusalemme est dopo che erano stati cacciati nel maggio 1948, data della fondazione dello Stato di Israele. Dunque la rivolta, corroborata da giovani e meno giovani israeliani solidali, rimarca l’ingiustizia di questo ennesimo sopruso sul quale hanno preso posizione le Nazioni Unite, l’Unione Europea e il nostro governo, denunciando l’ennesima violazione della legalità internazionale.

Gli scontri si sono concentrati in particolare a Gerusalemme est, da sempre luogo deputato delle controversie e delle violenze, mentre dovrebbe essere città condivisa e capitale di “Due Popoli e Due Stati”, e vedono contrapporsi la guerriglia dei giovani palestinesi alla forza dell’esercito israeliano e il lancio di razzi di Hamas che risponde così “all’aggressione alla Città Santa e alle prevaricazioni nei confronti del popolo palestinese”, per poi estendersi a Gaza.

La preoccupazione è immensa e tutto il mondo sta ancora una volta col fiato sospeso. Centinaia sono i feriti e gli arrestati tra i palestinesi, purtroppo ci sono stati anche dei morti a seguito dei bombardamenti, tra cui alcuni bambini.

E’ evidente che le forze messe in campo sono impari, ed è altrettanto evidente che il casus belli, costituito dagli sfratti di decine di famiglie da Gerusalemme est, ricalcano il modello israeliano di esclusione dei palestinesi dalle abitazioni di loro proprietà iniziata nel 1947 e proseguita dopo il 1967, con una erosione continua, anno dopo anno, di territori, campi e uliveti occupati dai coloni e con azioni violente nei confronti delle persone e delle cose, delle case, delle greggi e degli alberi, compreso il furto della terra e dell’acqua.

Sono all’ordine del giorno anche gli arresti di minori e le incursioni notturne nelle case in tutta la Cisgiordania.

La sofferenza del popolo palestinese sembra non avere fine, cacciati e deportati nei campi profughi o costretti a una dolorosa diaspora che ha spezzato vincoli familiari, separato le persone dai propri cari e dalla propria terra. Oppure umiliati e vessati in quel che resta della Palestina, assistendo alla lucida e pervicace distruzione della loro identità e della loro storia.

L’Onu, da sempre, con una infinità di risoluzioni che non hanno avuto il minimo effetto sulla politica israeliana, a parte la proficua interlocuzione tra Rabin e Arafat, parla di apartheid e di violazione dei diritti umani perpetrata ai danni del popolo palestinese.

Perciò chiediamo con forza la fine delle violenze e dei bombardamenti contro i civili e l’intervento delle Organizzazioni internazionali che devono richiamare la ripresa di un processo di pace non più rinviabile, insieme al rispetto dei diritti umani e alla fine del regime di apartheid.

 

      Lucia Coppola

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